Qual è il filo che lega un padre a un figlio?
Chi lo sa esattamente? Lo sa forse un papà, oppure un figlio? Lo sa forse uno psicologo, uno studioso della mente. Oppure lo sa un esperto dell’anima, della spiritualità?
Una cosa però è certa: se poi quel figlio lo perdi e non c’è più, quel filo resta scoperto, resta scoperto e si fa vivo. Vivo nel vero senso della parola! E… si fa capire. Capisci cos’è che ti spingeva tutte le mattine ad alzarti e a cercare di fare meglio; ora ti è chiaro quel filo di cosa è fatto, esso è percorso dai buoni propositi, dagli stimoli tesi a volersi migliorare senza mai fermarsi. Dal desiderio di dare il buon esempio e di creare qualcosa in più. Qualcosa di bello per lui, per te stesso e per tutta la tua famiglia. Ogni angolo, qualunque oggetto della propria casa è importante, perché fa parte di quel filo, fa parte dell’orgoglio di vivere con una tenera donna, di avere un cane, due figli… un letto e un tavolo. Certo, ogni cosa della tua casa è la tua vita: anche quel granello di polvere che continuamente si posa sul suo vecchio giocattolo che sin da piccolino non ha voluto mai separarsene. Lo è qualche capello rosso della sorellina, sparpagliato per terra o per caso finito nella minestra.
Quel filo è, ed era pensarlo da sempre, sin da quand’era nel pancione di mamma per offrirgli ogni momento della giornata e sperare che potesse essere orgoglioso, fiero del papà e fare ancora meglio del padre. Quel filo sa farti essere felice addirittura di volergli rendere conto di tutto ciò che fai, perché ogni figlio è parte di sé stessi.
Quando un figlio non c’è più, ti è ancora più chiaro come mai al mattino guardavi le nubi col sorriso, ti alzavi e affrontavi le burrasche con i pugni duri e poi, poi… stringere le mani diventa sempre più faticoso.
Ho sempre cercato di essere un buon psicologo di me stesso e lui, ne son certo, l’ho lasciato andare. Il filo però è rimasto, sì il filo non può andar via, ma è scoperto e lo resterà per sempre, ammaccato, dolente che a volte tira, tira come un mal di denti e poi spinge sul tuo cuore.
Spinge forte. Forte, cazzo. Togliendoti il respiro.
È vero, ed è scontato lo so: anche se avessi dieci figli, ognuno farebbe parte di quel filo, di quella voglia di creare, di costruire qualcosa in più da offrire a me, a loro e a ogni chitarra scordata. A ogni capello nel piatto… e a ogni angolo della nostra casa.
Quel filo è la propria ombra. Un leggero alito fatto da piccoli soffi di vita e perderne una qualsiasi parte è come privarsi del proprio futuro, privarsi della propria vita…
Privarsi di qualcuno … al quale ci tenevi maledettamente tanto.